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L'ITALIA E IL MONDO POST-COLONIALE. POLITICHE DI COOPERAZIONE E MOBILITÀ TRA DECOLONIZZAZIONI E GUERRA FREDDA (1960-1989)

Il 2020, anno in cui la critica alle eredità materiali e immateriali del colonialismo è tornata al centro del dibattito pubblico, è coinciso in Italia sia con il sessantesimo anniversario della fine dell’Amministrazione Fiduciaria italiana in Somalia (AFIS), sia con il cinquantesimo anniversario della ‘cacciata’ degli ex-coloni italiani dalla Libia di Gheddafi. Questi eventi avvennero in un periodo in cui la pagina espansionistica nazionale era stata in larga misura dimenticata, e l’attenzione di importanti sezioni della società civile era volta verso le lotte anticoloniali e antirazziste globali. Sempre in quegli anni i governi italiani (così come quelli di altri paesi occidentali e istituzioni sovranazionali) pianificavano politiche di cooperazione allo sviluppo e, più in generale, una rinnovata proiezione nel mondo post-coloniale. Nel 1971, la legge n. 1222 forniva una prima disciplina all’attività di cooperazione gestita dal Ministero degli Esteri, e la nascita dell’Istituto per le relazioni tra l’Italia e i Paesi dell’Africa, America Latina e Medio Oriente è ulteriore prova della volontà istituzionale di ristrutturare le relazioni politiche, economiche e culturali con i paesi di recente indipendenza. La nuova proiezione politica ed economica nei paesi da poco indipendenti era inoltre fortemente influenzata dalla polarizzazione della Guerra Fredda, ma anche dal processo d’integrazione europea.

L’inizio e il rafforzamento delle politiche di cooperazione allo sviluppo (bilaterali e multilaterali), di nuove relazioni economiche (si pensi al caso dell’ENI), la critica all’imperialismo globale, mobilità e migrazioni e la travagliata fine della presenza coloniale italiana in Africa sono state oggetto di numerosi studi capaci di evidenziare i tratti peculiari dei singoli processi.

Nostra intenzione è quella di comprendere le possibili interconnessioni storiche tra queste dinamiche. Usando lo studio della nuova proiezione dei governi italiani nei paesi da poco indipendenti, si vorranno comprendere vicende politiche, dinamiche di mobilità e relazioni culturali (si pensi, ad esempio, alle scuole italiane all’estero e degli Istituti italiani di cultura). In altri termini, l’obiettivo degli incontri sarà quello di analizzare criticamente la nuova relazione politica, economica e culturale che l’Italia instaurò con i paesi decolonizzati in Africa e Asia, e come questa venne recepita e/o criticata nella società italiana. I termini cronologici partono dal 1960 – anno dell’Africa ma anche quello in cui terminò il rapporto formale tra Italia e la Somalia – e il 1989, che segnò la fine del sistema bipolare che caratterizzò la Guerra Fredda.

 

I seminari si propongono di connettere percorsi analitici diversi, ma riconducibili allo studio della nuova proiezione nazionale nel mondo da poco indipendente e del confronto con lo stesso. Il secondo incontro intende focalizzare alcune delle tematiche analizzate nel primo incontro di Palermo 2021 (si veda la sezione "previous event") applicandole più nello specifico ai rapporti che l’Italia repubblicana instaurò con Libia, Somalia, Eritrea ed Etiopia. L’obiettivo dell'incontro sarà quello di analizzare le nuove relazioni politiche, economiche e culturali tra Italia e questi Paesi, e come queste vennero recepiti e/o criticati nelle rispettive società. I termini cronologici sono compresi tra il 1960 – il cosiddetto "anno dell’Africa", ma anche l'anno in cui terminò il rapporto formale tra Italia e la Somalia – e il 1989, che segnò la fine del sistema bipolare che caratterizzò la Guerra Fredda.

 

Questo approccio darà inoltre rinnovata profondità storica al concetto di post-coloniale italiano: si vorrebbe infatti far emergere come siano stati trattati, recepiti e discussi i temi legati al passaggio dal sistema coloniale a quello della cooperazione, soprattutto quando essi hanno intercettato la polarizzazione tra blocco atlantico e blocco sovietico. Questo perché l’internazionalismo e il ‘terzomondismo’ caratterizzarono in maniera decisa le analisi e le pratiche politiche sia dei movimenti e dei milieux di sinistra, sia di alcune frange del cattolicesimo, con l’obiettivo di collegare le lotte dei paesi ex-coloniali con l’insurrezione anticapitalista nei centri metropolitani. In questo contesto non mancarono le critiche alle nuove relazioni politiche, economiche e culturali instaurate in particolare con il blocco dei paesi non-allineati, in quanto ritenute neocoloniali. Sebbene ispirati da principi di cooperazione e d’instaurazione di un rapporto paritario con i partner extra-europei, questi nuovi rapporti sovente echeggiarono relazioni e discorsi di stampo coloniale: questo anche perché, come ad esempio nel caso dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze (IAO), è comprovata una continuità tra amministrazione coloniale, Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia (AFIS), e politiche di cooperazione successive. Questa peculiare interconnessione di fenomeni nazionali e globali permette di evidenziare come l’avvento di nuove relazioni con i paesi da poco indipendenti sia avvenuto al netto di una critica condivisa al passato coloniale nazionale; ciò anche per via del fatto che la perdita delle colonie italiane è avvenuta a seguito di decisioni politico-diplomatiche e non tanto per rivendicazioni e lotte anticoloniali degli ex-sudditi. Altro obbiettivo degli incontri sarà quindi quello evidenziare le numerose occasioni in cui la politica e la società italiane, durante la Guerra Fredda, si siano confrontate con le proprie ex-colonie, analizzando queste dinamiche all’interno di fenomeni politici e sociali più ampi quali i nuovi rapporti economici e politici, l’implementazione degli aiuti umanitari (come nel caso del Fondo Aiuti Italiano), i flussi di persone con diverse expertise da e verso Eritrea, Libia, Somalia ed Etiopia (es. la circolazione di studenti o tecnici quali architetti e ingegneri come parte di strategie politico-diplomatiche). Si rileverà così come la mancata critica condivisa del passato coloniale nazionale possa aver influenzato sia la nuova proiezione dell’Italia nel mondo post-coloniale, sia la percezione dell’identità nazionale alla luce dei flussi migratori in entrata.

ITALY AND THE POST-COLONIAL WORLD. COOPERATION AND MOBILITY BETWEEN DECOLONIZATION AND THE COLD-WAR (1960-1989)

This past year has witnessed the resurgence of global protest, aimed at tackling both material and cultural traces of the colonial period. Protestors highlighted the problematic and partially unacknowledged presence of those colonial legacies in Western societies. In Italy, these protests of 2020 coincided with some significant anniversaries. First, in July 1960, the ten-year Italian trusteeship of Somalia (AFIS) ending, concluding Italy’s formal presence in the now former colony. Second, another anniversary includes 1970, when the last remaining Italian settlers were forcibly expelled from Gaddafi’s Libya. Those events happened when the history of Italian colonialism seemed to be largely forgotten, whereas the interest of political and economic forces turned towards a new interest in the former colonial world. Law n. 1222 (1971) provided the first legal framework concerning the projects of developmental cooperation managed by Italian Foreign Office. That same year, the launch of the Istituto per le relazioni tra l’Italia e i Paesi dell’Africa, America Latina e Medio Oriente is further evidence of certain political actions, which aimed to establish new political, economic, and cultural relationships with newly independent countries. These political practices and relationships developed against the backdrop of significant processes, such as the Cold War, the European integration, and increasing influxes of migrants coming from the former colonial world. 

 

Historiography has already focussed on specific events and processes related to migratory flows, the new projection of post-war Italy in the former colonial war, with specific focus on the establishment of bilateral and multilateral development cooperation policies (against the backdrop of the constant tension and distrust between the Atlantic and Soviet blocs), on the beginning of new economic relations (e. g. the case of ENI, in Africa and Asia), and of political and cultural agreements with recently independent states. Our goal, however, is to explore these different processes within a single methodological framework. Seminar 1 has shed light on the possible interconnections between Italy and the post-colonial world in terms of political and economic relationships, mobility processes and cultural relations. This meeting intends to employ some of the core themes and methodologies tackled during the first meeting in Palermo (see "previous event" section) to specifically consider the relationship that Italy negotiated and established with its former colonies and the occupied territories of Eritrea, Somalia, Libya, and Ethiopia. We aim to reflect on the new political, economic, and cultural agreements and connections as well as to consider how those relations were either supported or criticized in the former metropole as well as in the former dominions. The seminar focuses on the timeframe ranging from 1960 – the “year of Africa” but also the one in which the formal relationship between Italy and Somalia ended – to 1989, which marked the end of the polarized system that characterized the Cold War. In this way, we foster multidisciplinary and transnational dialogues around the theme of the relationships that Italy established with the former colonies and with people migrating from those countries.

 

We seek contributions dealing with political negotiations, themes, and processes concerning the implementation of aid and development cooperation programs (food, energy, infrastructural and military fields); migratory flows of people with different expertise to and from recently independent countries (such as the circulation of students or personnel with technical expertise such as architects and engineers as part of political-diplomatic strategies); the establishment of Italian schools abroad and, more generally, education paths between newly independent countries and Italy. In analysing such topics, we seek to foster a reflection on the extent to which the missing critique of Italy’s colonial past may influence the new political, economic, and cultural projection of Italy in the former colonial countries as well as the perception of incoming migrant fluxes, which have increased since the 1970s.

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